La strage continua ed ogni volta parte la corsa al cordoglio e al “detto e ridetto”, non solo si deve morire sul lavoro, di lavoro e per lavoro ma si viene seppelliti d’autorevoli dichiarazioni di cordoglio con allegate soluzioni al problema. Tutto questo accade almeno tre volte al giorno per tutti i giorni dell’anno per ogni anno.
Statistiche alla mano tutti i giorni in tre diverse città italiane un lavoratore ci rimette la vita e sui media locali la notizia è correlata da dichiarazioni di cordoglio e denunce da parte d’ogni tipo d’istituzione e non solo, quando a rimetterci la vita è più di un lavoratore nello stesso luogo l’evento tragico assume rilevanza nazionale, e dopo?.
Il giorno dopo tutto riaccade! Una strage, una guerra, uno schifo, ogni anno millecento persone muoiono e altre migliaia restano ferite; ferite nel corpo e nell’anima. Tutti diranno che il colpevole sta da qualche altra parte tranne ammettere che i colpevoli siamo noi, i più bravi argomenteranno che è un problema culturale, i più semplici diranno che la colpa è di qualcun altro tanto ci sta sempre un istituzione che non ha legiferato, vigilato o sanzionato e i più sfortunati sempre saranno i protagonisti della “notizia” e le loro famiglie.
Chi arrabbiatissimo scrive ha uno zio e un cugino morti sul lavoro, ha visto estrarre cinque cadaveri da una cisterna, ha urlato “Mai Più” da un palco stracolmo d’istituzioni, ha visto tutte quelle istituzioni civili e sindacali non far più nulla e si sente ancor più orribilmente in colpa. La nostra associazione “Mai Più Vittime sul Lavoro” è in campo per passar dalle parole ai fatti, certamente è un problema culturale ma anche morale perché è vero che serve formazione ma bisogna esser certi della formazione dei formatori, che gli enti certificatori non siano solo “cartiere d’attestati”, su questo ci batteremo senza far sconti a nessuno, ricordando che una vita umana si salva se non è costretta per necessità ad accettar qualsiasi condizione di lavoro, quindi alla formazione bisogna ridare valore e dignità agli stipendi e ai diritti di tutti i lavoratori.
Questo articolo, dopo qualche giorno dalla morte dell’ennesimo lavoratore, ad Andria, Raffaele Sardano, perché non sia ricordato solo come un numero per una statistica, a 38 anni sul lavoro non si muore mai per caso e mai se ne dovrebbe morire!
Giuseppe Filannino
Presidente Nazionale “Mai Più Vittime sul Lavoro”.